Progetto Demos: "Dalla necessità alla Virtù"

IL LESSICO DELLA QUARANTENA: LE MANI

di Nilde Maloni

   Era tempo che dedicassi alle mani la giusta attenzione dopo una vita dedicata alla testa.

  Otium aut negotium, ed era stato proprio mio padre sarto, che guardava con pena il mio impaccio mentre infilavo il dito medio nel ditale per poi spingere l’ago con l’indice…nudo, ad indicarmi la mia vocazione per il primo.

   Non sapevo che farmene delle mie mani.

  Lo aveva capito persino mia nonna, lenta ad arrendersi, che aveva tentato di mandarmi dalle suore per imparare a ricamare. Tempo perso.

   Nelle mie mani la tela Aida per il ricamo punto a croce cambiava solo di colore, diventando simile a quel beige indefinito delle lenzuola dopo un lungo periodo al buio di un baule. Avrei potuto scrivere sonetti o un diario segreto per descrivere il tragitto da casa alla piccola sede delle suore domenicane.

   Ho ancora vivo il ricordo delle more che dovevo rinunciare a raccogliere per non sporcarmi le mani, il ronzio delle api intorno alle pesche mature e il calore che saliva dalla terra battuta; ricordo il suono della fisarmonica di mia cugina che si faceva man mano più debole. Non un viso di suora, non un gesto esperto nella mia memoria, solo l’odore inconfondibile di buccia di mela che rimane nell’olfatto di chi è stato all’asilo dalle suore.

   Le mani di donna che non volevo usare, per non ripercorrere i soliti ruoli? Non so se fosse realmente questo il motivo, perché guardavo con ammirazione le mani di mia nonna impastare, fare il pane, mungere le pecore, mungere le mucche, fare la maglia, ricamare, addirittura tessere al telaio.

   Anche lei mi lasciava andare col libro in mano, ma ci teneva a dirmi “ricordati che per saper comandare, bisogna saper fare…”. Bisogna saper fare, e mi piazzava nelle mani tremanti le zampe posteriori del coniglio che lei avrebbe scannato sotto i miei occhi. “Ma ti piace mangiarlo? Come pensi che siamo sopravvissuti in tempo di guerra? Tu pensi di poter comprare sempre tutto?”

  Le azioni delle mie mani, le azioni delle sue mani: universi distanti e tecnologie diversissime. Calde e vitali le sue, un vero e proprio patrimonio per la sopravvivenza, prezioso in questo tempo di pandemia e nella prospettiva dello sviluppo sostenibile.

   Adesso che l’attenzione al contagio mi costringe a lavarle spesso, mi rendo conto che le mie mani toccano quasi esclusivamente il mouse, la tastiera, il libro, gli occhiali. E disinfetto insieme alle mani la tecnologia che prolunga di me l’essere una instancabile curiosa del mondo.

   Mia nonna avrebbe avuto da ridire su una curiosità agita troppo a distanza.

  Non si cambia se non ci si sporca in qualche modo le mani.


  pubblicato il 07/04/2020
  Leonilde Maloni,

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