Progetto Demos: "Dalla necessità alla Virtù"

UN METRO

di Lorenzo Garbatini

 

   Ci dicono: “dovete tenere una distanza di un metro”.

   Un metro… un metro… cosa ci fa pensare questa misura?

   Alla fettuccia gialla del sarto, anche se ha quei 50 centimetri in più.

   Alla lunghezza del passo che usavamo da bambini per misurare il campo per giocarci a calcio.

   Ah, ecco! Alla famosa “riga” che il professore di tecnica ci faceva usare alle superiori sui fogli di carta della Fabriano e che spuntava prepotentemente dalla cartella.

   Una misurazione che potrebbe sembrarci irrisoria ma che più mai ci ha distanziati da una formale stretta di mano, da un amichevole abbraccio o da un amato bacio.

   E pensare che “colui” che ci ha distanziato è più piccolo di un globulo rosso e viaggia nell’ordine del miliardesimo di metro.

   Fino a qualche decennio fa, lo standard per la misurazione del metro era un blocco di platino iridio custodito a Parigi, ora invece è definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in una frazione infinitesima di secondo.

   Ed ecco che la situazione diviene ancora più surreale… distanti una frazione di secondo per ricordarci che distanza e tempo sono sempre facce della stessa medaglia.

   Ed è con piccole frazioni di secondo che noi arriveremo ad abbattere quel muro invisibile di un metro e poi, ogni frazione di secondo che passeremo abbracciati alla persona amata sarà un tempo infinito.

   Ma quando tutto sarà finito teniamo sempre in mente “dovete tenere una distanza di un metro”.

   E visto che siamo riusciti a superare la lontananza dalle persone care, dal lavoro e dagli hobby, non ci dobbiamo intimorire ad usare i multipli del metro per allontanarci da tutto ciò che non dovrebbe occupare un metro, inteso come frazione di secondo, del nostro tempo.


  pubblicato il 28/03/2020
  Lorenzo Garbatini,

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