Progetto Demos: "Dalla necessità alla Virtù"

BERGAMO 2020 - UN SALUTO MANCATO

di Flora Angelini

    In un silenzio tombale l’unico suono che ripetutamente ci assale è una campana a morte o una sirena d’ambulanza.

    Lo scenario è come non se ne sono mai visti.

    Non abbiamo fatto la guerra; ce l’hanno raccontata ma questa è una guerra dove il nemico è entrato rapidamente e talmente aggressivo dal quale non sempre c‘è scampo e non sai neanche dove colpisce ma come in tutte le guerre si cerca di difendere la vita. Mi chiedo: ma come si fa se ancora si continua ad uscire? Possibile mai che la smania di curare il proprio fisico metta a repentaglio la vita del nostro prossimo?

    Eh sì che il bollettino di guerra è lungo; ogni giorno i necrologi sull’Eco di Bergamo coprono dieci/undici pagine, chi sarà il prossimo? Quanti ancora non ce la faranno?

    La tragedia è soprattutto quando l’ammalato viene portato via da un’ambulanza e non sai più nulla fino a quando non ti arriva la triste notizia.

    Non un abbraccio, una parola, una carezza, tutto finito. Nessuna vicinanza né consolazione per chi se ne va e per chi resta.

    Il forno crematorio va 24 ore a giorno peggio dell’olocausto, insufficiente però a smaltire i corpi; vedi allora le file dei camion dell’esercito portarli via in altre città, in altri cimiteri. Qui non si canta dai balconi, qui ci sono solo lacrime da asciugare.

    Noi non vediamo ancora luce, restiamo a casa in attesa di capire cosa stia succedendo e mentre facciamo la conta dei morti, ci chiediamo cosa ci aspetta. Ci vuole la Fede, la preghiera, il silenzio.

    Siamo impotenti, ci siamo dentro fino al collo, viviamo sulla pelle e scelte di sindaci e governanti che, nonostante Codogno, non si sono affrettati a sbarrare tutto perché non si pensa mai che può succedere anche a noi.

    Intanto i decantati slogan “Bergamo non si ferma” e “ Milano non si ferma” hanno solo permesso a flagello del virus di allargarsi a macchia d’olio. Ormai gli ospedali sono al collasso, non ci sono più letti, mancano presidi medici, i sanitari instancabili sul campo a ritmi estenuanti, in prima linea. Loro sono i primi a rischiare di rimetterci la vita, ne sono consapevoli eppure non disertano, sono al fronte.

    Amano la loro gente, i bergamaschi non mollano, sono fieri ed altruisti. L’hanno giurato, non lasceranno nessuno indietro, lo porteranno perfino in spalla, chiederanno alo mondo di aiutarli, di mandare tutto quanto serve per salvare più vite possibile.

    Dove l’epidemia è solo all’inizio auguriamo che non progredisca ma perché ciò avvenga è necessario restare a casa, seguire le regole, non serve fare attività fisica a tutti i costi e fuori casa, ci vuole buon senso. C’è bisogno di capire che il caso di Bergamo non venga ignorato come noi abbiamo ignorato il caso Codogno. Questo vantaggio vi permetterà di proteggervi e di capire che la nostra vita e quella dei nostri cari è la cosa più preziosa.


  pubblicato il 23/03/2020
  Flora Angelini,

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